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I SACRAMENTI

I sacramenti sono le parole, i gesti, i segni efficaci dell’amore di Dio per noi. Sono i gesti che Dio-Amore (1Gv 4,8) fa all’umanità (a noi, a me) di cui è follemente innamorato.

 

Sono momenti certissimi della presenza di Cristo che si incontra con noi. Sono incontri localizzabili , sensibili con l’uomo Gesù risuscitato e glorioso: una presa di contatto velata, misteriosa, ma reale, pienamente umana, cioè corporale e spirituale, con il Signore. Sono mezzi per un incontro reale tra uomini viventi: tra l’uomo Gesù e noi.

 

Molti uomini onesti chiedono: "Come si può trovare Dio? Come si può avere un rapporto vero e personale con lui?". La dottrina cristiana risponde: Attraverso la persona storica di Gesù Cristo.

 

"E come posso trovare questo Gesù Cristo vissuto duemila anni fa? Dove lo posso trovare?". La risposta è semplice, chiara e per qualcuno forse inattesa (qualcuno dirà: è la prima volta che la sento; non me l’avevano mai detto!). La risposta è questa: "Cristo è nei sacramenti; là lo troviamo sempre, vero Dio e vero uomo, risorto, vivente e vivificante (che vuol dire: che comunica a noi la sua vita, la vita stessa di Dio, la vita eterna, che ci fa vivere per sempre).

 

Quindi i sacramenti non sono cose, non sono macchine per produrre qualche effetto magico per i creduloni e gli ignoranti. I sacramenti sono incontri veri, concreti e vivi tra persone vere, concrete e vive; incontri tra innamorati: tra Cristo e me, tra Cristo e te.

 

Di conseguenza i sacramenti non sono semplici nozioni da studiare sul catechismo: sono avvenimenti, fatti e come tali vanno vissuti: si imparano vivendoli, celebrandoli, andandoci ai sacramenti. L’amore, lo sapete bene non si impara sui libri, non si fa coi libri, ma con una persona concreta e viva che ci dà completamente se stessa e alla quale diamo completamente noi stessi. I sacramenti sono questo: Cristo, Dio e uomo, che ci dà totalmente se stesso e al quale diamo totalmente noi stessi. I sacramenti sono azioni attraverso le quali Dio infonde in noi, riversa, travasa in noi il suo amore, che è lo Spirito Santo, e suscita in noi la capacità di amare lui con tutto il cuore e gli uomini suoi figli e nostri fratelli come lui li ama.

 

Siamo partiti intenzionalmente dai segni che si danno due innamorati, i segni dell’amore: è la strada migliore, anzi, l’unica per comprendere Dio e i suoi sacramenti, che sono l’agire di Dio. Perché? Perché Dio è amore.

 

Abbiamo imboccato questa strada (la strada dell’amore) e continuiamo su di essa.

L’uomo fin dal suo nascere ha bisogno di aria, di nutrimento, di calore e di tante altre cose (voi che avete dei figli lo sapete bene) ma più ancora ha bisogno di baci, di carezze, di tanto amore. È dimostrato che senza questi gesti d’amore il bimbo deperisce.

 

Il bambino, l’uomo di ogni età, la donna hanno il bisogno primario di essere amati e di amare, di incontrare gli altri e di stringere legami con essi, di fare alleanze, di far festa, di fare comunità. Dio ha creato l’uomo socievole, bisognoso degli altri, bisognoso di comunicare con gli altri e di ricevere comunicazioni dagli altri: i nostri meravigliosi sensi servono appunto per questo.

 

Se l’uomo fosse solo, sperduto in questo grande universo, sarebbe disperato, angosciato; preferirebbe morire che vivere in tale condizione: sarebbe perduto.

 

La salvezza dell’uomo, la sua piena realizzazione è legata necessariamente alle sue alleanze d’amore: alleanze d’amore del bimbo con i suoi genitori (pensate cosa accadrebbe ad un neonato se non avesse dei genitori, o altri al posto loro, che si prendono cura di lui: sarebbe destinato a morte sicura nel giro di pochi giorni), alleanza d’amore dell’uomo con la sua donna e con i suoi simili. Alleanze vissute coi fatti, manifestate con gesti e parole.

 

Ma l’uomo (ed ecco qui il punto che ci interessa!) non vive solo di amore umano e di alleanze umane. È creatura di Dio, è figlio di Dio, e il suo cuore cerca, si sgomenta e si angoscia fino a quando non incontra un Dio da cui si senta personalmente amato. S. Agostino ha scritto: "Ci hai fatti per te, o Dio, e il nostro cuore non ha pace finché non riposa in te" (Confessioni I,1).

 

Di questo Dio l’uomo trova le tracce meravigliose nella creazione. Ad ogni passo scopre la sua azione e la sua presenza invisibile. Tenta anche di rendigli culto; ma tutto questo resta una religione imperfetta perché non lo ricongiunge completamente al suo creatore. Dio non risponde; non c’è dialogo. L’incontro personale, l’unione dell’uomo con Dio è possibile solo se Dio decide di prendere l’iniziativa amorosa di accostarsi a lui: può essere soltanto un dono di grazia. La salvezza dell’uomo, la sua piena realizzazione è legata a questo incontro personale con Dio. Se l’uomo senza l’uomo, suo simile, non avrebbe senso, sarebbe disperato, angosciato e perduto, destinato alla morte a breve scadenza, che cosa dovremmo dire dell’uomo senza il suo Dio? Non esisterebbe neppure! La salvezza dell’uomo, quella vera, definitiva e totale, sta nell’incontro dell’amore libero e personale di Dio con la risposta libera e personale dell’uomo a questa iniziativa divina. Non si tratta più della semplice presenza nella creazione di un Dio muto e nascosto; si tratta della presenza profonda e stabile di Dio nell’uomo, della inabitazione di Dio nell’uomo (Gv 14,23; 1Cor 6,19).

 

E questa presenza amorosa, stabile e duratura diventa unione intima, alleanza, matrimonio con lui, comunione di intenti, di vita e di destino: Dio con noi, Dio in noi. È proprio questa la meravigliosa realtà dei sacramenti: un mistero di alleanza, una fusione di destini e di vita. Questo è il punto centrale per comprendere in profondità i sacramenti.

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